I miss you, mother,
Beneath the stars, the rivers flow
Together with my eye drop.
I miss your gaze,
I miss you, mother.
My little mother: a garden
Full of flowers, nuts and apples,
The light of my eyes,
The skies of my mouth!
You little mother: an eternity,
An immortal book
About longing and kindness
And a song without death!
A hungry wind grabs the tree
And blow the leaves away.
I miss your arms,
I miss you, mother.
Again and again, the lion of winter yawns,
With blizzards in his mane.
I miss your warm talking,
I miss you, mother.
A star touches my face
Or, maybe, is your scarf.
My hair is white, and I am old almost.
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Thursday, May 9, 2013
Wednesday, May 8, 2013
Nemo contra deum nisi deus ipse
The latin saying "Nemo contra deum nisi deus ipse" means "Nobody and nothing can defeat God than God Himself."
This principle could be applied also to our primar desires... Nothing can defeat them but our personal energy... converted in something else, more noble and divine.
A quote from Lucian Blaga, one of my favorit romanian poets.
Wednesday, January 23, 2013
2 Poems of love by W. B. Yeats
Never give all the heart
Never give all the heart, for love
Will hardly seem worth thinking of
To passionate women if it seem
Certain, and they never dream
That it fades out from kiss to kiss;
For everything that's lovely is
But a brief, dreamy, kind delight.
O never give the heart outright,
For they, for all smooth lips can say,
Have given their hearts up to the play.
And who could play it well enough
If deaf and dumb and blind with love?
He that made this knows all the cost,
For he gave all his heart and lost.
The Sorrow of Love
The quarrel of the sparrows in the eaves,
The full round moon and the star-laden sky,
And the loud song of the ever-singing leaves,
Had hid away earth's old and weary cry.
And then you came with those red mournful lips,
And with you came the whole of the world's tears,
And all the sorrows of her labouring ships,
And all the burden of her myriad years.
And now the sparrows warring in the eaves,
The curd-pale moon, the white stars in the sky,
And the loud chaunting of the unquiet leaves
Are shaken with earth's old and weary cry.
Saturday, March 7, 2009
Primavera.Italian Spring Poetry
Alla Primavera
(To the Spring)
Giacomo Leopardi
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? Ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso.
Primavera
(Spring)
Diego Valeri
Una distesa d'orti. In primo piano,
selvette d'insalata ricciolina,
viali d'aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù;
dietro: tappeto di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte, scure, fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu;
nello sfondo: robinie che la guazza
ha ingioiellate di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti
e il cielo azzurro... la serenità.
Il biancospino
(The Whitethorn)
Umberto Saba
Di marzo per la via
della fontana
la siepe s'è svegliata
tutta bianca,
ma non è neve,
quella: è biancospino
tremulo ai primi
soffi del mattino.
Edera primaverile
(Spring Ivy)
Gabriele D'Annunzio
Le edere rigerminanti salivano
pel vecchio muro scrostato
con un impeto di giovinezza;
si attorcigliavano alle
travi della tettoia come a tronchi vivi;
coprivano i mattoni
vermigli d'una tenda
di piccole foglie cuoiose,
lucide, simili a laminette di smalto;
assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore.
Dall'inverno alla Primavera
(From Winter to Spring)
Edmondo De Amicis
Quando l'inverno muore lentamente
nella primavera, nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento, su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre e si portano sulle
terrazze i vasi dei fiori, le città offrono uno
spettacolo gentile e pieno d'allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente, di tratto
in tratto, sul viso,
un'ondata d'aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali
erbe? Chi lo sa!
Sveglia
(Reveille)
Luigi Pirandello
Guizzò la prima rondine dal nido
sotto la mia grondaia,
vibrando al cielo il breve acuto strido;
e già ne strillan cento in frotta gaia.
Filan gli aerei stridi, intanto pare
che nei tetti vicini,
salterellando, col lor cianciugliare
bezzichin l'aria i passeri piccini.
Giù, nel cortile, ostinasi un galletto
nel suo verso arrochito.
Zitto, signor Dovere, ho già capito:
è ora, è ora di lasciare il letto.
Primavera
(Spring)
Giuseppe Fanciulli
La primavera è il tempo degli arrivi. Al torrente è arrivata tanta
acqua nuova dai nevai che si sfanno, e la sua voce canta più alta
tra i ciottoli, parla più tenera tra i salici.
I meli e i peri hanno già ricevuto la fioritura rosea e bianca,
e tremando la innalzano nell'azzurro.
Sotto ogni mazzolino di fiori, fa capolino il cartoccetto delle foglie;
fra poco la buccia si romperà e le foglie si apriranno piccine, tenere, lustre.
Alla grondaia sono arrivate le rondini e rattoppano i buchi dei vecchi nidi; volano, svolano, ancora portando intorno un riflesso del gran mare
che hanno attraversato.
Sui, ramoscelli più nuovi della macchia si posano le capinere,
attillate e svelte, attente ad esplorare l'orto.
Dinanzi alla casa tubano le tortore,...pensando al nido.
Per tutta la valle scende un vento fresco, e spazza, spolvera,
scioglie gli ultimi nodi dell'inverno; porta nel sole il fumo dei camini,
il suono delle campane, le prime libere canzoni.
Il contadinello
(The Little Peasant)
Angiolo Silvio Novaro
Dalla punta del giorno a prima sera
l'umile contadinello
sta su l'orlo del fosso,
dove sdrucciola il ruscello,
a pascere la mucca bianca e nera
che divora a più non posso ,
erba con fiori di trifoglio rosso.
Poggiato al suo bastoncello
guarda l'acqua scappare via leggiera,
ascolta il lento
mormorio del cieco vento
che risuona nel cavo cuore
del bosco e vi muore,
e sorride con tra i labbri una rosa.
Chi sa che sogna
chi sa che aspetta!
Non ha flauto, non ha zampogna,
non ha oro, non ha argento,
ha soltanto la pallida rosetta
che tra i labbri tiene stretta,
che gli dondola sul mento,
e sorride! Mentre il vento
semina tra le Toglie il suo lamento
e l'acqua scorre in frettoloso ardore
e la bianca e nera mucca
strappa ingorda l'erba in fiore,
egli sorride nel suo chiuso cuore
e in silenzio si pilucca
il grappolo delle sue dolci ore. ..
Lezione a finestre aperte
(Lesson with an open window)
Edmondo De Amicis
Questa è stata una delle più belle mattinate dell'anno...
Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro, gli alberi del giardino tutti coperti di germogli, e le finestre delle case spalancate, con le cassette, e i vasi già veideggianti.
Il maestro non rideva, ma era di buon umore, e spiegava un problema alla lavagna, celiando.
E si vedeva che provava piacere a respirar l'aria del giardino che veniva per le finestre aperte, piena d'un buon odor fresco di terra e di foglie, che faceva pensare alle passeggiate campagna.
Mentre egli spiegava, si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull'incudine, e
nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino.
Tutti parevano contenti.
A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte, la donna a cantar più alto.
Il maestro s'interruppe e prestò l'orecchio.
Poi - disse lentamente, guardando per la finestra:
Il cielo che sorride, una madre che canta, un galantuomo che lavora, dei ragazzi che studiano: ecco delle cose belle.
Quando uscimmo dalla classe, vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri.
lo non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava
nella strada.
E glielo dissi, andandole incontro:
Sono contento: cos'è mai che mi fa così contento questa mattina?
E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza.
E' nata primavera
(The Spring is Born)
Aldo Novi
Così, d'un tratto, in una gran ventata,
io l'ho sentita giungere, stasera,
ed ho gridato lietamente: E' nata!
è nata alfine! è nata primavera!
Come è venuta? Chi ce l'ha portata?
Ancor nell'aria un'ora fa non c'era,
ed or vi brilla tiepida, incantata,
e fa l'anima mia lieta e leggera.
Ed ecco il vento, sotto un fioco sole,
disordina le nuvole e le aduna
con un presagio di fiorite aiuole,
e le disperde tutte ad una ad una.
Forse domani avremo le viole?
Forse stanotte ci sarà la luna.
I gatti lo sapranno
(The Cat Knows)
Cesare Pavese
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
si saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffieremo nell'alba,
viso di primavera.
Il Pioppo
(The Poplar)
Ada Negri
Ma, un mattino, il sole
rompe l'algore: scioglie in molle pianto
sugli stecchiti rami il vel di ghiaccio:
torna la linfa e il verde: giovinezza
ritorna, e n'ha gran sorpresa il pioppo
ch'ogni sua foglia, anche se tace il vento,
trema di gioia; anche la notte in sogno,
trema di gioia in ogni foglia il pioppo.
Primavera
(Spring)
Giovanni Pascoli
Ed ecco che un susino
bianco sbocciò sul verzicar del grano.
Come un sol fiore gli sbocciò vicino
un pesco, e un altro. I peschi del filare
parvero cirri d'umido mattino.
Uscìano le api. Ed or s'udiva un coro
basso, un brusìo degli alberi fioriti,
un gran sussurro, un favellar sonoro.
Dicean del verno, si facean gl'inviti
di primavera. Per le viti sole
era ancor presto, e ne piangean, le viti,
a grandi stille, in cui fioriva il sole.
La scatoletta misteriosa
(The mysterious small box)
Renzo Ammannati
Stamani, che avvenimento in classe!
Maurizio ha portato con sè una misteriosa scatoletta, ricoperta di pelle marrone bulinata d' oro.
Posata sul tavolo della maestra, l'ha aperta sotto gli occhi incuriositi di tutti.
Ma che delusione! La scatoletta è vuota. Sul fondo di legno lucido, nemmeno un granello di
polvere. Niente!
Improvvisamente, quando ognuno stava per dire la sua o per ritornare, contrariato, al proprio posto, ecco una nota risonare nell'aula: leggiera, sottile, timida. E dopo quella, altre, altre ancora;
da prima lente, rade; poi più fitte, più rapide, sonanti.
È la musica dell'inno che i pellegrini cantano andando a Lourdes, - dice sommessamente Maurizio.
E questo strumento come si chiama?
Carillon. È un nome francese che significa « scampanìo », appunto perchè le sue note sono così squillanti, come quelle di tanti campanellini messi insieme - risponde la maestra.
Intanto, dopo gli ultimi tocchi più stanchi e profondi, il carillon tace.
Signorina...
Volete sentirlo ancora? Sedete e ascoltate.
Maurizio carica lo strumento e anche lui raggiunge il suo posto.
La melodia rinnova il prodigio nel raccolto silenzio dell'aula.
La testa adagiata sulle braccia incrociate sopra il tavolo, tutti ascoltano.
La maestra li guarda.
Alla melodia della musica, l'espressione dei volti delle scolare e degli scolari si addolcisce; nei loro occhi sembrano passare immagini di bontà e di bellezza; pare quasi che tutti si siano dimenticati
di possedere gambe e braccia, dimenticati, di esistere...
Un'ultima nota e poi, silenzio. Nessuno si muove.
La Primavera
(Spring)
Roberto Piumini
Quando la terra
è giovane e fresca,
quando la testa
è piena di festa,
quando la terra
ride contenta,
quando di erba
profuma il vento,
quando di menta
profuma la sera,
è Primavera.
Io son la primavera
(I Am the Spring)
Renzo Pezzani
Lucciole belle, venite a me;
son principessa, son figlia di re;
ho trecce d'oro filato fino,
un usignuolo che canta sul pino,
una corona di nidi alle gronde,
una cascata di glicini bionde,
un rivo garrulo, limpido, fresco,
fiori di mandorlo, fiori di pesco.
Ho veste verde di vento cucita,
tutta di piccoli fiori fiorita,
occhi di stelle nel viso sereno.
dolce profumo di viole e di fieno,
e per il sonno di bimbi tranquilli
la ninna nanna felice dei grilli
(To the Spring)
Giacomo Leopardi
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? Ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso.
Primavera
(Spring)
Diego Valeri
Una distesa d'orti. In primo piano,
selvette d'insalata ricciolina,
viali d'aglio, qualche testolina
di fagiolo che spunta a far cucù;
dietro: tappeto di varia verdura
distesi in simmetria, tende pezzate,
molli trapunte, scure, fiocchettate
di verze gialle e cavolfiori blu;
nello sfondo: robinie che la guazza
ha ingioiellate di puri diamanti,
un filare di pioppi palpitanti
e il cielo azzurro... la serenità.
Il biancospino
(The Whitethorn)
Umberto Saba
Di marzo per la via
della fontana
la siepe s'è svegliata
tutta bianca,
ma non è neve,
quella: è biancospino
tremulo ai primi
soffi del mattino.
Edera primaverile
(Spring Ivy)
Gabriele D'Annunzio
Le edere rigerminanti salivano
pel vecchio muro scrostato
con un impeto di giovinezza;
si attorcigliavano alle
travi della tettoia come a tronchi vivi;
coprivano i mattoni
vermigli d'una tenda
di piccole foglie cuoiose,
lucide, simili a laminette di smalto;
assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore.
Dall'inverno alla Primavera
(From Winter to Spring)
Edmondo De Amicis
Quando l'inverno muore lentamente
nella primavera, nelle sere di quei bei giorni limpidi,
lieti, senza vento, su cui si tengono spalancate
per le prime volte le finestre e si portano sulle
terrazze i vasi dei fiori, le città offrono uno
spettacolo gentile e pieno d'allegrezza e di poesia.
A passeggiare per le vie si sente, di tratto
in tratto, sul viso,
un'ondata d'aria tiepida, odorosa.
Di che? di quali fiori? di quali
erbe? Chi lo sa!
Sveglia
(Reveille)
Luigi Pirandello
Guizzò la prima rondine dal nido
sotto la mia grondaia,
vibrando al cielo il breve acuto strido;
e già ne strillan cento in frotta gaia.
Filan gli aerei stridi, intanto pare
che nei tetti vicini,
salterellando, col lor cianciugliare
bezzichin l'aria i passeri piccini.
Giù, nel cortile, ostinasi un galletto
nel suo verso arrochito.
Zitto, signor Dovere, ho già capito:
è ora, è ora di lasciare il letto.
Primavera
(Spring)
Giuseppe Fanciulli
La primavera è il tempo degli arrivi. Al torrente è arrivata tanta
acqua nuova dai nevai che si sfanno, e la sua voce canta più alta
tra i ciottoli, parla più tenera tra i salici.
I meli e i peri hanno già ricevuto la fioritura rosea e bianca,
e tremando la innalzano nell'azzurro.
Sotto ogni mazzolino di fiori, fa capolino il cartoccetto delle foglie;
fra poco la buccia si romperà e le foglie si apriranno piccine, tenere, lustre.
Alla grondaia sono arrivate le rondini e rattoppano i buchi dei vecchi nidi; volano, svolano, ancora portando intorno un riflesso del gran mare
che hanno attraversato.
Sui, ramoscelli più nuovi della macchia si posano le capinere,
attillate e svelte, attente ad esplorare l'orto.
Dinanzi alla casa tubano le tortore,...pensando al nido.
Per tutta la valle scende un vento fresco, e spazza, spolvera,
scioglie gli ultimi nodi dell'inverno; porta nel sole il fumo dei camini,
il suono delle campane, le prime libere canzoni.
Il contadinello
(The Little Peasant)
Angiolo Silvio Novaro
Dalla punta del giorno a prima sera
l'umile contadinello
sta su l'orlo del fosso,
dove sdrucciola il ruscello,
a pascere la mucca bianca e nera
che divora a più non posso ,
erba con fiori di trifoglio rosso.
Poggiato al suo bastoncello
guarda l'acqua scappare via leggiera,
ascolta il lento
mormorio del cieco vento
che risuona nel cavo cuore
del bosco e vi muore,
e sorride con tra i labbri una rosa.
Chi sa che sogna
chi sa che aspetta!
Non ha flauto, non ha zampogna,
non ha oro, non ha argento,
ha soltanto la pallida rosetta
che tra i labbri tiene stretta,
che gli dondola sul mento,
e sorride! Mentre il vento
semina tra le Toglie il suo lamento
e l'acqua scorre in frettoloso ardore
e la bianca e nera mucca
strappa ingorda l'erba in fiore,
egli sorride nel suo chiuso cuore
e in silenzio si pilucca
il grappolo delle sue dolci ore. ..
Lezione a finestre aperte
(Lesson with an open window)
Edmondo De Amicis
Questa è stata una delle più belle mattinate dell'anno...
Dalle finestre della scuola si vedeva il cielo azzurro, gli alberi del giardino tutti coperti di germogli, e le finestre delle case spalancate, con le cassette, e i vasi già veideggianti.
Il maestro non rideva, ma era di buon umore, e spiegava un problema alla lavagna, celiando.
E si vedeva che provava piacere a respirar l'aria del giardino che veniva per le finestre aperte, piena d'un buon odor fresco di terra e di foglie, che faceva pensare alle passeggiate campagna.
Mentre egli spiegava, si sentiva in una strada vicina un fabbro ferraio che batteva sull'incudine, e
nella casa di faccia una donna che cantava per addormentare il bambino.
Tutti parevano contenti.
A un certo momento il fabbro si mise a picchiar più forte, la donna a cantar più alto.
Il maestro s'interruppe e prestò l'orecchio.
Poi - disse lentamente, guardando per la finestra:
Il cielo che sorride, una madre che canta, un galantuomo che lavora, dei ragazzi che studiano: ecco delle cose belle.
Quando uscimmo dalla classe, vedemmo che anche tutti gli altri erano allegri.
lo non sentii mai tanta contentezza come questa mattina a veder mia madre che mi aspettava
nella strada.
E glielo dissi, andandole incontro:
Sono contento: cos'è mai che mi fa così contento questa mattina?
E mia madre mi rispose sorridendo che era la bella stagione e la buona coscienza.
E' nata primavera
(The Spring is Born)
Aldo Novi
Così, d'un tratto, in una gran ventata,
io l'ho sentita giungere, stasera,
ed ho gridato lietamente: E' nata!
è nata alfine! è nata primavera!
Come è venuta? Chi ce l'ha portata?
Ancor nell'aria un'ora fa non c'era,
ed or vi brilla tiepida, incantata,
e fa l'anima mia lieta e leggera.
Ed ecco il vento, sotto un fioco sole,
disordina le nuvole e le aduna
con un presagio di fiorite aiuole,
e le disperde tutte ad una ad una.
Forse domani avremo le viole?
Forse stanotte ci sarà la luna.
I gatti lo sapranno
(The Cat Knows)
Cesare Pavese
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
si saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffieremo nell'alba,
viso di primavera.
Il Pioppo
(The Poplar)
Ada Negri
Ma, un mattino, il sole
rompe l'algore: scioglie in molle pianto
sugli stecchiti rami il vel di ghiaccio:
torna la linfa e il verde: giovinezza
ritorna, e n'ha gran sorpresa il pioppo
ch'ogni sua foglia, anche se tace il vento,
trema di gioia; anche la notte in sogno,
trema di gioia in ogni foglia il pioppo.
Primavera
(Spring)
Giovanni Pascoli
Ed ecco che un susino
bianco sbocciò sul verzicar del grano.
Come un sol fiore gli sbocciò vicino
un pesco, e un altro. I peschi del filare
parvero cirri d'umido mattino.
Uscìano le api. Ed or s'udiva un coro
basso, un brusìo degli alberi fioriti,
un gran sussurro, un favellar sonoro.
Dicean del verno, si facean gl'inviti
di primavera. Per le viti sole
era ancor presto, e ne piangean, le viti,
a grandi stille, in cui fioriva il sole.
La scatoletta misteriosa
(The mysterious small box)
Renzo Ammannati
Stamani, che avvenimento in classe!
Maurizio ha portato con sè una misteriosa scatoletta, ricoperta di pelle marrone bulinata d' oro.
Posata sul tavolo della maestra, l'ha aperta sotto gli occhi incuriositi di tutti.
Ma che delusione! La scatoletta è vuota. Sul fondo di legno lucido, nemmeno un granello di
polvere. Niente!
Improvvisamente, quando ognuno stava per dire la sua o per ritornare, contrariato, al proprio posto, ecco una nota risonare nell'aula: leggiera, sottile, timida. E dopo quella, altre, altre ancora;
da prima lente, rade; poi più fitte, più rapide, sonanti.
È la musica dell'inno che i pellegrini cantano andando a Lourdes, - dice sommessamente Maurizio.
E questo strumento come si chiama?
Carillon. È un nome francese che significa « scampanìo », appunto perchè le sue note sono così squillanti, come quelle di tanti campanellini messi insieme - risponde la maestra.
Intanto, dopo gli ultimi tocchi più stanchi e profondi, il carillon tace.
Signorina...
Volete sentirlo ancora? Sedete e ascoltate.
Maurizio carica lo strumento e anche lui raggiunge il suo posto.
La melodia rinnova il prodigio nel raccolto silenzio dell'aula.
La testa adagiata sulle braccia incrociate sopra il tavolo, tutti ascoltano.
La maestra li guarda.
Alla melodia della musica, l'espressione dei volti delle scolare e degli scolari si addolcisce; nei loro occhi sembrano passare immagini di bontà e di bellezza; pare quasi che tutti si siano dimenticati
di possedere gambe e braccia, dimenticati, di esistere...
Un'ultima nota e poi, silenzio. Nessuno si muove.
La Primavera
(Spring)
Roberto Piumini
Quando la terra
è giovane e fresca,
quando la testa
è piena di festa,
quando la terra
ride contenta,
quando di erba
profuma il vento,
quando di menta
profuma la sera,
è Primavera.
Io son la primavera
(I Am the Spring)
Renzo Pezzani
Lucciole belle, venite a me;
son principessa, son figlia di re;
ho trecce d'oro filato fino,
un usignuolo che canta sul pino,
una corona di nidi alle gronde,
una cascata di glicini bionde,
un rivo garrulo, limpido, fresco,
fiori di mandorlo, fiori di pesco.
Ho veste verde di vento cucita,
tutta di piccoli fiori fiorita,
occhi di stelle nel viso sereno.
dolce profumo di viole e di fieno,
e per il sonno di bimbi tranquilli
la ninna nanna felice dei grilli
Friday, March 6, 2009
Printemps.French Spring Poetry
Renouveau
(Renewing)
Stéphane Mallarmé
Le printemps maladif a chassé tristement
L’hiver, saison de l’art serein, l’hiver lucide,
Et, dans mon être à qui le sang morne préside
L’impuissance s’étire en un long bâillement.
Des crépuscules blancs tiédissent sous mon crâne
Qu’un cercle de fer serre ainsi qu’un vieux tombeau
Et triste, j’erre après un rêve vague et beau,
Par les champs où la sève immense se pavane
Puis je tombe énervé de parfums d’arbres, las,
Et creusant de ma face une fosse à mon rêve,
Mordant la terre chaude où poussent les lilas,
J’attends, en m’abîmant que mon ennui s’élève…
- Cependant l’Azur rit sur la haie et l’éveil
De tant d’oiseaux en fleur gazouillant au soleil.
Le papillon
(The Butterfly)
Alphonse De Lamartine
Naître avec le printemps, mourir avec les roses,
Sur l'aile du zéphyr nager dans un ciel pur,
Balancé sur le sein des fleurs à peine écloses,
S'enivrer de parfums, de lumière et d'azur,
Secouant, jeune encor, la poudre de ses ailes,
S'envoler comme un souffle aux voûtes éternelles,
Voilà du papillon le destin enchanté!
Il ressemble au désir, qui jamais ne se pose,
Et sans se satisfaire, effleurant toute chose,
Retourne enfin au ciel chercher la volupté!
Bannières de mai
(Flags of May)
Arthur Rimbaud
Aux branches claires des tilleuls
Meurt un maladif hallali.
Mais des chansons spirituelles
Voltigent parmi les groseilles.
Que notre sang rie en nos veines,
Voici s'enchevêtrer les vignes.
Le ciel est joli comme un ange.
L'azur et l'onde communient.
Je sors. Si un rayon me blesse
Je succomberai sur la mousse.
Qu'on patiente et qu'on s'ennuie
C'est trop simple. Fi de mes peines.
je veux que l'été dramatique
Me lie à son char de fortunes
Que par toi beaucoup, ô Nature,
- Ah moins seul et moins nul ! - je meure.
Au lieu que les Bergers, c'est drôle,
Meurent à peu près par le monde.
Je veux bien que les saisons m'usent.
A toi, Nature, je me rends ;
Et ma faim et toute ma soif.
Et, s'il te plaît, nourris, abreuve.
Rien de rien ne m'illusionne ;
C'est rire aux parents, qu'au soleil,
Mais moi je ne veux rire à rien ;
Et libre soit cette infortune.
Prière au printemps
Rene-Francois Sully Prudhomme
Toi qui fleuris ce que tu touches,
Qui, dans les bois, aux vieilles souches
Rends la vigueur,
Le sourire à toutes les bouches,
La vie au coeur ;
Qui changes la boue en prairies,
Sèmes d'or et de pierreries
Tous les haillons,
Et jusqu'au seuil des boucheries
Mets des rayons !
Ô printemps, alors que tout aime,
Que s'embellit la tombe même,
Verte au dehors,
Fais naître un renouveau suprême
Au coeur des morts !
Qu'ils ne soient pas les seuls au monde
Pour qui tu restes inféconde,
Saison d'amour !
Mais fais germer dans leur poussière
L'espoir divin de la lumière
Et du retour !
La fleur qui fait le printemps
(The Flowers Which Make the Spring)
Theophile Gautier
Les marronniers de la terrasse
Vont bientôt fleurir, à Saint-Jean,
La villa d'où la vue embrasse
Tant de monts bleus coiffés d'argent.
La feuille, hier encor pliée
Dans son étroit corset d'hiver,
Met sur la branche déliée
Les premières touches de vert.
Mais en vain le soleil excite
La sève des rameaux trop lents ;
La fleur retardataire hésite
A faire voir ses thyrses blancs.
Pourtant le pêcher est tout rose,
Comme un désir de la pudeur,
Et le pommier, que l'aube arrose,
S'épanouit dans sa candeur.
La véronique s'aventure
Près des boutons d'or dans les prés,
Les caresses de la nature
Hâtent les germes rassurés.
Il me faut retourner encore
Au cercle d'enfer où je vis ;
Marronniers, pressez-vous d'éclore
Et d'éblouir mes yeux ravis.
Vous pouvez sortir pour la fête
Vos girandoles sans péril,
Un ciel bleu luit sur votre faîte
Et déjà mai talonne avril.
Par pitié, donnez cette joie
Au poëte dans ses douleurs,
Qu'avant de s'en aller, il voie
Vos feux d'artifice de fleurs.
Grands marronniers de la terrasse,
Si fiers de vos splendeurs d'été,
Montrez-vous à moi dans la grâce
Qui précède votre beauté.
Je connais vos riches livrées,
Quand octobre, ouvrant son essor,
Vous met des tuniques pourprées,
Vous pose des couronnes d'or.
je vous ai vus, blanches ramées,
Pareils aux dessins que le froid
Aux vitres d'argent étamées
Trace, la nuit, avec son doigt.
Je sais tous vos aspects superbes,
Arbres géants, vieux marronniers,
Mais j'ignore vos fraîches gerbes
Et vos arômes printaniers.
Adieu, je pars lassé d'attendre ;
Gardez vos bouquets éclatants !
Une autre fleur suave et tendre,
Seule à mes yeux fait le printemps.
Que mai remporte sa corbeille !
Il me suffit de cette fleur ;
Toujours pour l'âme et pour l'abeille
Elle a du miel pur dans le coeur.
Par le ciel d'azur ou de brume
Par la chaude ou froide saison,
Elle sourit, charme et parfume,
Violette de la maison !
L'hiver a cessé : la lumière est tiède
(The winter has ceased : the light is warm)
Paul Verlaine
L'hiver a cessé : la lumière est tiède
Et danse, du sol au firmament clair.
Il faut que le coeur le plus triste cède
A l'immense joie éparse dans l'air.
Même ce Paris maussade et malade
Semble faire accueil aux jeunes soleils,
Et comme pour une immense accolade
Tend les mille bras de ses toits vermeils.
J'ai depuis un an le printemps dans l'âme
Et le vert retour du doux floréal,
Ainsi qu'une flamme entoure une flamme,
Met de l'idéal sur mon idéal.
Le ciel bleu prolonge, exhausse et couronne
L'immuable azur où rit mon amour.
La saison est belle et ma part est bonne
Et tous mes espoirs ont enfin leur tour.
Que vienne l'été ! que vienne encore
L'automne et l'hiver ! Et chaque saison
Me sera charmante, ô Toi que décore
Cette fantaisie et cette raison !
Printemps
(Spring)
Albert Samain
Les désespoirs sont morts, et mortes les douleurs.
L'espérance a tissé la robe de la terre ;
Et ses vieux flancs féconds, travaillés d'un mystère,
Vont s'entr'ouvrir encor d'une extase de fleurs.
Les temps sont arrivés, et l'appel de la femme,
Ce soir, a retenti par la création.
L'étoile du désir se lève ô vision !
Ô robes qui passez, nonchalantes, dans l'âme...
Les ciels nus du matin frissonnent de pudeur ;
L'émeute verte éclate aux ramures vivaces ;
Et la vie éternelle arrivant des espaces
En ruisseaux de parfums coule à travers le coeur.
Voici que le printemps s'avance sous les branches,
Nu, candide et mouillé dans un jeune soleil ;
Et les cloches tintant parmi l'azur vermeil
Versent une allégresse au coeur des maisons blanches.
L'âme s'ouvre parmi l'enchantement du jour,
Et le monde qu'enivre une vague caresse,
Le monde, un jour encor, va noyer sa détresse
Dans les cheveux profonds et vivants de l'amour.
Amour ! Frissons légers des jupes, des voilettes,
Et lumières des yeux de femmes transparents...
Amour ! Musique bleue et songes odorants...
Et frêles papillons grisés de violettes...
Au mois de mai
(The month of May)
Claude Malleville
Au mois de mai, l’amoureuse Isabelle
Et le galant qui soupire pour elle
Sont nés tous deux, et de là seulement
Vient leur amour, vient leur contentement
Et de leurs vœux la rencontre éternelle.
Jamais pigeon, en trémoussant de l’aile,
Ne baisa mieux sa compagne fidèle,
Ni ne sut mieux alléger son tourment,
Au mois de mai.
Ils sont épris d’une ardeur mutuelle,
Et si l’amour en la saison nouvelle
Dedans les cœurs prend quelque accroissement,
Ne doutons point que cet heureux amant
N’ait au plus tard la fleur de cette belle
Au mois de mai.
Du Printemps
(Spring)
Jean-antoine De Baif
La froidure paresseuse
De l'yver a fait son tems :
Voici la saison joyeuse
Du délicieux printems.
La terre est d'herbes ornée,
L'herbe de fleuretes l'est ;
La fueillure retournée
Fait ombre dans la forest.
De grand matin la pucelle
Va devancer la chaleur
Pour de la rose nouvelle
Cueillir l'odorante fleur ;
Pour avoir meilleure grace,
Soit qu'elle en pare son sein,
Soit que present elle en face
A son amy de sa main ;
Qui de sa main l'ayant ue
Pour souvenance d'amour,
Ne la perdra point de vue,
La baisant cent fois le jour.
Mais oyez dans le bocage
Le flageolet du berger,
Qui agace le ramage
Du rossignol bocager.
Voyez l'onde clere et pure
Se cresper dam les ruisseaux ;
Dedans voyez la verdure
De ces voisins arbrisseaux.
La mer est calme et bonasse ;
Le ciel est serein et cler ;
La nef jusqu'aux Indes passe ;
Un bon vent la fait voler.
Les messageres avètes
Font çà et là un doux bruit,
Voletant par les fleuretes
Pour cueillir ce qui leur duit.
En leur ruche elles amassent
Des meilleures fleurs la fleur :
C'est à fin qu'elles en facent
Du miel la douce liqueur.
Tout resonne des voix nettes
De toutes races d'oyseaux :
Par les chams des alouetes,
Des cygnes dessus les eaux.
Aux maisons les arondelles,
Aux rossignols dans les boys,
En gayes chansons nouvelles
Exercent leurs belles voix.
Doncques la douleur et l'aise
De l'amour je chanteray,
Comme sa flame ou mauvaise
Ou bonne je sentiray.
Et si le chanter m'agrée,
N'est ce pas avec raison,
Puisqu'ainsi tout se recrée
Avec la gaye saison ?
Mai
(May)
François Coppée
Depuis un mois, chère exilée,
Loin de mes yeux tu t’en allas,
Et j’ai vu fleurir les lilas
Avec ma peine inconsolée.
Seul, je fuis ce ciel clair et beau
Dont l’ardente effluve me trouble,
Car l’horreur de l’exil se double
De la splendeur du renouveau.
En vain j’entends contre les vitres,
Dans la chambre où je m’enfermai,
Les premiers insectes de Mai
Heurter leurs maladroits élytres ;
En vain le soleil a souri ;
Au printemps je ferme ma porte
Et veux seulement qu’on m’apporte
Un rameau de lilas fleuri ;
Car l’amour dont mon âme est pleine
Retrouve, parmi ses douleurs,
Ton regard dans ces chères fleurs
Et dans leur parfum ton haleine.
Jeunes amoureux nouveaux
(New Young Lovers)
Charles d’Orléans
Jeunes amoureux nouveaux,
En la nouvelle saison,
Par les rues, sans raison
Chevauchent faisant les sauts.
Et font saillir des carreaux
Le feu, comme de charbon :
Jeunes amoureux nouveaux
En la nouvelle saison.
Je ne sais si leurs travaux
Ils emploient bien ou non ;
Mais piqués de l’éperon
Sont autant que leurs chevaux,
Jeunes amoureux nouveaux.
Nuit de printemps
(Night of Spring)
Francois-Rene De Chateaubriand
Le ciel est pur, la lune est sans nuage :
Déjà la nuit au calice des fleurs
Verse la perle et l'ambre de ses pleurs ;
Aucun zéphyr n'agite le feuillage.
Sous un berceau, tranquillement assis,
Où le lilas flotte et pend sur ma tête,
Je sens couler mes pensers rafraîchis
Dans les parfums que la nature apprête.
Des bois dont l'ombre, en ces prés blanchissants,
Avec lenteur se dessine et repose,
Deux rossignols, jaloux de leurs accents,
Vont tour à tour réveiller le printemps
Qui sommeillait sous ces touffes de rose.
Mélodieux, solitaire Ségrais,
Jusqu'à mon coeur vous portez votre paix !
Des prés aussi traversant le silence,
J'entends au loin, vers ce riant séjour,
La voix du chien qui gronde et veille autour
De l'humble toit qu'habite l'innocence.
Mais quoi ! déjà, belle nuit, je te perds !
Parmi les cieux à l'aurore entrouverts,
Phébé n'a plus que des clartés mourantes,
Et le zéphyr, en rasant le verger,
De l'orient, avec un bruit léger,
Se vient poser sur ces tiges tremblantes.
Comme un chevreuil, quand le printemps destruit
(Like a roe deer , when the spring destroys )
Pierre De Ronsard
Comme un chevreuil, quand le printemps destruit
L'oyseux crystal de la morne gelée,
Pour mieulx brouster l'herbette emmielée
Hors de son boys avec l'Aube s'en fuit,
Et seul, et seur, loing de chiens et de bruit,
Or sur un mont, or dans une vallée,
Or pres d'une onde à l'escart recelée,
Libre follastre où son pied le conduit ;
De retz ne d'arc sa liberté n'a crainte,
Sinon alors que sa vie est attainte,
D'un trait meurtrier empourpré de son sang :
Ainsi j'alloy sans espoyr de dommage,
Le jour qu'un oeil sur l'avril de mon age
Tira d'un coup mille traitz dans mon flanc.
Printemps
(Spring)
Louis Bouilhet
Lève-toi ! lève-toi ! le printemps vient de naître !
Là-bas, sur les vallons, flotte un réseau vermeil !
Tout frissonne au jardin, tout chante et ta fenêtre,
Comme un regard joyeux, est pleine de soleil !
Les larges espaliers, couverts de boutons roses,
De leur haleine douce embaument le ciel pur.
Seule, la vigne est nue, et, près des fleurs écloses,
Comme un serpent transi rampe au long du vieux mur.
Du côté des lilas aux touffes violettes,
Mouches et papillons bruissent à la fois ;
Et le muguet sauvage, ébranlant ses clochettes,
A réveillé l'amour endormi dans les bois !
Puisque avril a semé ses marguerites blanches,
Laisse ta mante lourde et ton manchon frileux,
Déjà l'oiseau t'appelle et tes sœurs les pervenches
Te souriront dans l'herbe en voyant tes yeux bleus !
Viens, partons ! au matin, la source est plus limpide ;
N'attendons pas du jour les brûlantes chaleurs ;
Je veux mouiller mes pieds dans la rosée humide,
Et te parler d'amour sous les poiriers en fleurs.
A la mi-carême
(The Third Thursday in Lent)
Alfred De Musset
I
Le carnaval s'en va, les roses vont éclore ;
Sur les flancs des coteaux déjà court le gazon.
Cependant du plaisir la frileuse saison
Sous ses grelots légers rit et voltige encore,
Tandis que, soulevant les voiles de l'aurore,
Le Printemps inquiet paraît à l'horizon.
II
Du pauvre mois de mars il ne faut pas médire ;
Bien que le laboureur le craigne justement,
L'univers y renaît ; il est vrai que le vent,
La pluie et le soleil s'y disputent l'empire.
Qu'y faire ? Au temps des fleurs, le monde est un enfant ;
C'est sa première larme et son premier sourire.
III
C'est dans le mois de mars que tente de s'ouvrir
L'anémone sauvage aux corolles tremblantes.
Les femmes et les fleurs appellent le zéphyr ;
Et du fond des boudoirs les belles indolentes,
Balançant mollement leurs tailles nonchalantes,
Sous les vieux marronniers commencent à venir.
IV
C'est alors que les bals, plus joyeux et plus rares,
Prolongent plus longtemps leurs dernières fanfares ;
À ce bruit qui nous quitte, on court avec ardeur ;
La valseuse se livre avec plus de langueur :
Les yeux sont plus hardis, les lèvres moins avares,
La lassitude enivre, et l'amour vient au coeur.
V
S'il est vrai qu'ici-bas l'adieu de ce qu'on aime
Soit un si doux chagrin qu'on en voudrait mourir,
C'est dans le mois de mars, c'est à la mi-carême,
Qu'au sortir d'un souper un enfant du plaisir
Sur la valse et l'amour devrait faire un poème,
Et saluer gaiement ses dieux prêts à partir.
VI
Mais qui saura chanter tes pas pleins d'harmonie,
Et tes secrets divins, du vulgaire ignorés,
Belle Nymphe allemande aux brodequins dorés ?
Ô Muse de la valse ! ô fleur de poésie !
Où sont, de notre temps, les buveurs d'ambroisie
Dignes de s'étourdir dans tes bras adorés ?
VII
Quand, sur le Cithéron, la Bacchanale antique
Des filles de Cadmus dénouait les cheveux,
On laissait la beauté danser devant les dieux ;
Et si quelque profane, au son de la musique,
S'élançait dans les choeurs, la prêtresse impudique
De son thyrse de fer frappait l'audacieux.
VIII
Il n'en est pas ainsi dans nos fêtes grossières ;
Les vierges aujourd'hui se montrent moins sévères,
Et se laissent toucher sans grâce et sans fierté.
Nous ouvrons à qui veut nos quadrilles vulgaires ;
Nous perdons le respect qu'on doit à la beauté,
Et nos plaisirs bruyants font fuir la volupté.
IX
Tant que régna chez nous le menuet gothique,
D'observer la mesure on se souvint encor.
Nos pères la gardaient aux jours de thermidor,
Lorsqu'au bruit des canons dansait la République,
Lorsque la Tallien, soulevant sa tunique,
Faisait de ses pieds nus claquer les anneaux d'or.
X
Autres temps, autres moeurs ; le rythme et la cadence
Ont suivi les hasards et la commune loi.
Pendant que l'univers, ligué contre la France,
S'épuisait de fatigue à lui donner un roi,
La valse d'un coup d'aile a détrôné la danse.
Si quelqu'un s'en est plaint, certes, ce n'est pas moi.
XI
Je voudrais seulement, puisqu'elle est notre hôtesse,
Qu'on sût mieux honorer cette jeune déesse.
Je voudrais qu'à sa voix on pût régler nos pas,
Ne pas voir profaner une si douce ivresse,
Froisser d'un si beau sein les contours délicats,
Et le premier venu l'emporter dans ses bras.
XII
C'est notre barbarie et notre indifférence
Qu'il nous faut accuser ; notre esprit inconstant
Se prend de fantaisie et vit de changement ;
Mais le désordre même a besoin d'élégance ;
Et je voudrais du moins qu'une duchesse, en France,
Sût valser aussi bien qu'un bouvier allemand.
Premier soleil
(First Sun)
Théodore de Banville
Italie, Italie, ô terre où toutes choses
Frissonnent de soleil, hormis tes méchants vins !
Paradis où l’on trouve avec des lauriers-roses
Des sorbets à la neige et des ballets divins !
Terre où le doux langage est rempli de diphthongues !
Voici qu’on pense à toi, car voici venir mai,
Et nous ne verrons plus les redingotes longues
Où tout parfait dandy se tenait enfermé.
Sourire du printemps, je t’offre en holocauste
Les manchons, les albums et le pesant castor.
Hurrah ! gais postillons, que les chaises de poste
Volent, en agitant une poussière d’or !
Les lilas vont fleurir, et Ninon me querelle,
Et ce matin j’ai vu mademoiselle Ozy
Près des Panoramas déployer son ombrelle :
C’est que le triste hiver est bien mort, songez-y !
Voici dans le gazon les corolles ouvertes,
Le parfum de la sève embaumera les soirs,
Et devant les cafés, des rangs de tables vertes
Ont par enchantement poussé sur les trottoirs.
Adieu donc, nuits en flamme où le bal s’extasie !
Adieu, concerts, scotishs, glaces à l’ananas ;
Fleurissez maintenant, fleurs de la fantaisie,
Sur la toile imprimée et sur le jaconas !
Et vous, pour qui naîtra la saison des pervenches,
Rendez à ces zéphyrs que voilà revenus,
Les légers mantelets avec les robes blanches,
Et dans un mois d’ici vous sortirez bras nus !
Bientôt, sous les forêts qu’argentera la lune,
S’envolera gaîment la nouvelle chanson ;
Nous y verrons courir la rousse avec la brune,
Et Musette et Nichette avec Mimi Pinson !
Bientôt tu t’enfuiras, ange Mélancolie,
Et dans le Bas-Meudon les bosquets seront verts.
Débouchez de ce vin que j’aime à la folie,
Et donnez-moi Ronsard, je veux lire des vers.
Par ces premiers beaux jours la campagne est en fête
Ainsi qu’une épousée, et Paris est charmant.
Chantez, petits oiseaux du ciel, et toi, poëte,
Parle ! nous t’écoutons avec ravissement.
C’est le temps où l’on mène une jeune maîtresse
Cueillir la violette avec ses petits doigts,
Et toute créature a le coeur plein d’ivresse,
Excepté les pervers et les marchands de bois !
Après l'hiver
(After Winter)
Victor Hugo
N'attendez pas de moi que je vais vous donner
Des raisons contre Dieu que je vois rayonner ;
La nuit meurt, l'hiver fuit ; maintenant la lumière,
Dans les champs, dans les bois, est partout la première.
Je suis par le printemps vaguement attendri.
Avril est un enfant, frêle, charmant, fleuri ;
Je sens devant l'enfance et devant le zéphyre
Je ne sais quel besoin de pleurer et de rire ;
Mai complète ma joie et s'ajoute à mes pleurs.
Jeanne, George, accourez, puisque voilà des fleurs.
Accourez, la forêt chante, l'azur se dore,
Vous n'avez pas le droit d'être absents de l'aurore.
Je suis un vieux songeur et j'ai besoin de vous,
Venez, je veux aimer, être juste, être doux,
Croire, remercier confusément les choses,
Vivre sans reprocher les épines aux roses,
Être enfin un bonhomme acceptant le bon Dieu.
Ô printemps ! bois sacrés ! ciel profondément bleu !
On sent un souffle d'air vivant qui vous pénètre,
Et l'ouverture au loin d'une blanche fenêtre ;
On mêle sa pensée au clair-obscur des eaux ;
On a le doux bonheur d'être avec les oiseaux
Et de voir, sous l'abri des branches printanières,
Ces messieurs faire avec ces dames des manières.
(Renewing)
Stéphane Mallarmé
Le printemps maladif a chassé tristement
L’hiver, saison de l’art serein, l’hiver lucide,
Et, dans mon être à qui le sang morne préside
L’impuissance s’étire en un long bâillement.
Des crépuscules blancs tiédissent sous mon crâne
Qu’un cercle de fer serre ainsi qu’un vieux tombeau
Et triste, j’erre après un rêve vague et beau,
Par les champs où la sève immense se pavane
Puis je tombe énervé de parfums d’arbres, las,
Et creusant de ma face une fosse à mon rêve,
Mordant la terre chaude où poussent les lilas,
J’attends, en m’abîmant que mon ennui s’élève…
- Cependant l’Azur rit sur la haie et l’éveil
De tant d’oiseaux en fleur gazouillant au soleil.
Le papillon
(The Butterfly)
Alphonse De Lamartine
Naître avec le printemps, mourir avec les roses,
Sur l'aile du zéphyr nager dans un ciel pur,
Balancé sur le sein des fleurs à peine écloses,
S'enivrer de parfums, de lumière et d'azur,
Secouant, jeune encor, la poudre de ses ailes,
S'envoler comme un souffle aux voûtes éternelles,
Voilà du papillon le destin enchanté!
Il ressemble au désir, qui jamais ne se pose,
Et sans se satisfaire, effleurant toute chose,
Retourne enfin au ciel chercher la volupté!
Bannières de mai
(Flags of May)
Arthur Rimbaud
Aux branches claires des tilleuls
Meurt un maladif hallali.
Mais des chansons spirituelles
Voltigent parmi les groseilles.
Que notre sang rie en nos veines,
Voici s'enchevêtrer les vignes.
Le ciel est joli comme un ange.
L'azur et l'onde communient.
Je sors. Si un rayon me blesse
Je succomberai sur la mousse.
Qu'on patiente et qu'on s'ennuie
C'est trop simple. Fi de mes peines.
je veux que l'été dramatique
Me lie à son char de fortunes
Que par toi beaucoup, ô Nature,
- Ah moins seul et moins nul ! - je meure.
Au lieu que les Bergers, c'est drôle,
Meurent à peu près par le monde.
Je veux bien que les saisons m'usent.
A toi, Nature, je me rends ;
Et ma faim et toute ma soif.
Et, s'il te plaît, nourris, abreuve.
Rien de rien ne m'illusionne ;
C'est rire aux parents, qu'au soleil,
Mais moi je ne veux rire à rien ;
Et libre soit cette infortune.
Prière au printemps
Rene-Francois Sully Prudhomme
Toi qui fleuris ce que tu touches,
Qui, dans les bois, aux vieilles souches
Rends la vigueur,
Le sourire à toutes les bouches,
La vie au coeur ;
Qui changes la boue en prairies,
Sèmes d'or et de pierreries
Tous les haillons,
Et jusqu'au seuil des boucheries
Mets des rayons !
Ô printemps, alors que tout aime,
Que s'embellit la tombe même,
Verte au dehors,
Fais naître un renouveau suprême
Au coeur des morts !
Qu'ils ne soient pas les seuls au monde
Pour qui tu restes inféconde,
Saison d'amour !
Mais fais germer dans leur poussière
L'espoir divin de la lumière
Et du retour !
La fleur qui fait le printemps
(The Flowers Which Make the Spring)
Theophile Gautier
Les marronniers de la terrasse
Vont bientôt fleurir, à Saint-Jean,
La villa d'où la vue embrasse
Tant de monts bleus coiffés d'argent.
La feuille, hier encor pliée
Dans son étroit corset d'hiver,
Met sur la branche déliée
Les premières touches de vert.
Mais en vain le soleil excite
La sève des rameaux trop lents ;
La fleur retardataire hésite
A faire voir ses thyrses blancs.
Pourtant le pêcher est tout rose,
Comme un désir de la pudeur,
Et le pommier, que l'aube arrose,
S'épanouit dans sa candeur.
La véronique s'aventure
Près des boutons d'or dans les prés,
Les caresses de la nature
Hâtent les germes rassurés.
Il me faut retourner encore
Au cercle d'enfer où je vis ;
Marronniers, pressez-vous d'éclore
Et d'éblouir mes yeux ravis.
Vous pouvez sortir pour la fête
Vos girandoles sans péril,
Un ciel bleu luit sur votre faîte
Et déjà mai talonne avril.
Par pitié, donnez cette joie
Au poëte dans ses douleurs,
Qu'avant de s'en aller, il voie
Vos feux d'artifice de fleurs.
Grands marronniers de la terrasse,
Si fiers de vos splendeurs d'été,
Montrez-vous à moi dans la grâce
Qui précède votre beauté.
Je connais vos riches livrées,
Quand octobre, ouvrant son essor,
Vous met des tuniques pourprées,
Vous pose des couronnes d'or.
je vous ai vus, blanches ramées,
Pareils aux dessins que le froid
Aux vitres d'argent étamées
Trace, la nuit, avec son doigt.
Je sais tous vos aspects superbes,
Arbres géants, vieux marronniers,
Mais j'ignore vos fraîches gerbes
Et vos arômes printaniers.
Adieu, je pars lassé d'attendre ;
Gardez vos bouquets éclatants !
Une autre fleur suave et tendre,
Seule à mes yeux fait le printemps.
Que mai remporte sa corbeille !
Il me suffit de cette fleur ;
Toujours pour l'âme et pour l'abeille
Elle a du miel pur dans le coeur.
Par le ciel d'azur ou de brume
Par la chaude ou froide saison,
Elle sourit, charme et parfume,
Violette de la maison !
L'hiver a cessé : la lumière est tiède
(The winter has ceased : the light is warm)
Paul Verlaine
L'hiver a cessé : la lumière est tiède
Et danse, du sol au firmament clair.
Il faut que le coeur le plus triste cède
A l'immense joie éparse dans l'air.
Même ce Paris maussade et malade
Semble faire accueil aux jeunes soleils,
Et comme pour une immense accolade
Tend les mille bras de ses toits vermeils.
J'ai depuis un an le printemps dans l'âme
Et le vert retour du doux floréal,
Ainsi qu'une flamme entoure une flamme,
Met de l'idéal sur mon idéal.
Le ciel bleu prolonge, exhausse et couronne
L'immuable azur où rit mon amour.
La saison est belle et ma part est bonne
Et tous mes espoirs ont enfin leur tour.
Que vienne l'été ! que vienne encore
L'automne et l'hiver ! Et chaque saison
Me sera charmante, ô Toi que décore
Cette fantaisie et cette raison !
Printemps
(Spring)
Albert Samain
Les désespoirs sont morts, et mortes les douleurs.
L'espérance a tissé la robe de la terre ;
Et ses vieux flancs féconds, travaillés d'un mystère,
Vont s'entr'ouvrir encor d'une extase de fleurs.
Les temps sont arrivés, et l'appel de la femme,
Ce soir, a retenti par la création.
L'étoile du désir se lève ô vision !
Ô robes qui passez, nonchalantes, dans l'âme...
Les ciels nus du matin frissonnent de pudeur ;
L'émeute verte éclate aux ramures vivaces ;
Et la vie éternelle arrivant des espaces
En ruisseaux de parfums coule à travers le coeur.
Voici que le printemps s'avance sous les branches,
Nu, candide et mouillé dans un jeune soleil ;
Et les cloches tintant parmi l'azur vermeil
Versent une allégresse au coeur des maisons blanches.
L'âme s'ouvre parmi l'enchantement du jour,
Et le monde qu'enivre une vague caresse,
Le monde, un jour encor, va noyer sa détresse
Dans les cheveux profonds et vivants de l'amour.
Amour ! Frissons légers des jupes, des voilettes,
Et lumières des yeux de femmes transparents...
Amour ! Musique bleue et songes odorants...
Et frêles papillons grisés de violettes...
Au mois de mai
(The month of May)
Claude Malleville
Au mois de mai, l’amoureuse Isabelle
Et le galant qui soupire pour elle
Sont nés tous deux, et de là seulement
Vient leur amour, vient leur contentement
Et de leurs vœux la rencontre éternelle.
Jamais pigeon, en trémoussant de l’aile,
Ne baisa mieux sa compagne fidèle,
Ni ne sut mieux alléger son tourment,
Au mois de mai.
Ils sont épris d’une ardeur mutuelle,
Et si l’amour en la saison nouvelle
Dedans les cœurs prend quelque accroissement,
Ne doutons point que cet heureux amant
N’ait au plus tard la fleur de cette belle
Au mois de mai.
Du Printemps
(Spring)
Jean-antoine De Baif
La froidure paresseuse
De l'yver a fait son tems :
Voici la saison joyeuse
Du délicieux printems.
La terre est d'herbes ornée,
L'herbe de fleuretes l'est ;
La fueillure retournée
Fait ombre dans la forest.
De grand matin la pucelle
Va devancer la chaleur
Pour de la rose nouvelle
Cueillir l'odorante fleur ;
Pour avoir meilleure grace,
Soit qu'elle en pare son sein,
Soit que present elle en face
A son amy de sa main ;
Qui de sa main l'ayant ue
Pour souvenance d'amour,
Ne la perdra point de vue,
La baisant cent fois le jour.
Mais oyez dans le bocage
Le flageolet du berger,
Qui agace le ramage
Du rossignol bocager.
Voyez l'onde clere et pure
Se cresper dam les ruisseaux ;
Dedans voyez la verdure
De ces voisins arbrisseaux.
La mer est calme et bonasse ;
Le ciel est serein et cler ;
La nef jusqu'aux Indes passe ;
Un bon vent la fait voler.
Les messageres avètes
Font çà et là un doux bruit,
Voletant par les fleuretes
Pour cueillir ce qui leur duit.
En leur ruche elles amassent
Des meilleures fleurs la fleur :
C'est à fin qu'elles en facent
Du miel la douce liqueur.
Tout resonne des voix nettes
De toutes races d'oyseaux :
Par les chams des alouetes,
Des cygnes dessus les eaux.
Aux maisons les arondelles,
Aux rossignols dans les boys,
En gayes chansons nouvelles
Exercent leurs belles voix.
Doncques la douleur et l'aise
De l'amour je chanteray,
Comme sa flame ou mauvaise
Ou bonne je sentiray.
Et si le chanter m'agrée,
N'est ce pas avec raison,
Puisqu'ainsi tout se recrée
Avec la gaye saison ?
Mai
(May)
François Coppée
Depuis un mois, chère exilée,
Loin de mes yeux tu t’en allas,
Et j’ai vu fleurir les lilas
Avec ma peine inconsolée.
Seul, je fuis ce ciel clair et beau
Dont l’ardente effluve me trouble,
Car l’horreur de l’exil se double
De la splendeur du renouveau.
En vain j’entends contre les vitres,
Dans la chambre où je m’enfermai,
Les premiers insectes de Mai
Heurter leurs maladroits élytres ;
En vain le soleil a souri ;
Au printemps je ferme ma porte
Et veux seulement qu’on m’apporte
Un rameau de lilas fleuri ;
Car l’amour dont mon âme est pleine
Retrouve, parmi ses douleurs,
Ton regard dans ces chères fleurs
Et dans leur parfum ton haleine.
Jeunes amoureux nouveaux
(New Young Lovers)
Charles d’Orléans
Jeunes amoureux nouveaux,
En la nouvelle saison,
Par les rues, sans raison
Chevauchent faisant les sauts.
Et font saillir des carreaux
Le feu, comme de charbon :
Jeunes amoureux nouveaux
En la nouvelle saison.
Je ne sais si leurs travaux
Ils emploient bien ou non ;
Mais piqués de l’éperon
Sont autant que leurs chevaux,
Jeunes amoureux nouveaux.
Nuit de printemps
(Night of Spring)
Francois-Rene De Chateaubriand
Le ciel est pur, la lune est sans nuage :
Déjà la nuit au calice des fleurs
Verse la perle et l'ambre de ses pleurs ;
Aucun zéphyr n'agite le feuillage.
Sous un berceau, tranquillement assis,
Où le lilas flotte et pend sur ma tête,
Je sens couler mes pensers rafraîchis
Dans les parfums que la nature apprête.
Des bois dont l'ombre, en ces prés blanchissants,
Avec lenteur se dessine et repose,
Deux rossignols, jaloux de leurs accents,
Vont tour à tour réveiller le printemps
Qui sommeillait sous ces touffes de rose.
Mélodieux, solitaire Ségrais,
Jusqu'à mon coeur vous portez votre paix !
Des prés aussi traversant le silence,
J'entends au loin, vers ce riant séjour,
La voix du chien qui gronde et veille autour
De l'humble toit qu'habite l'innocence.
Mais quoi ! déjà, belle nuit, je te perds !
Parmi les cieux à l'aurore entrouverts,
Phébé n'a plus que des clartés mourantes,
Et le zéphyr, en rasant le verger,
De l'orient, avec un bruit léger,
Se vient poser sur ces tiges tremblantes.
Comme un chevreuil, quand le printemps destruit
(Like a roe deer , when the spring destroys )
Pierre De Ronsard
Comme un chevreuil, quand le printemps destruit
L'oyseux crystal de la morne gelée,
Pour mieulx brouster l'herbette emmielée
Hors de son boys avec l'Aube s'en fuit,
Et seul, et seur, loing de chiens et de bruit,
Or sur un mont, or dans une vallée,
Or pres d'une onde à l'escart recelée,
Libre follastre où son pied le conduit ;
De retz ne d'arc sa liberté n'a crainte,
Sinon alors que sa vie est attainte,
D'un trait meurtrier empourpré de son sang :
Ainsi j'alloy sans espoyr de dommage,
Le jour qu'un oeil sur l'avril de mon age
Tira d'un coup mille traitz dans mon flanc.
Printemps
(Spring)
Louis Bouilhet
Lève-toi ! lève-toi ! le printemps vient de naître !
Là-bas, sur les vallons, flotte un réseau vermeil !
Tout frissonne au jardin, tout chante et ta fenêtre,
Comme un regard joyeux, est pleine de soleil !
Les larges espaliers, couverts de boutons roses,
De leur haleine douce embaument le ciel pur.
Seule, la vigne est nue, et, près des fleurs écloses,
Comme un serpent transi rampe au long du vieux mur.
Du côté des lilas aux touffes violettes,
Mouches et papillons bruissent à la fois ;
Et le muguet sauvage, ébranlant ses clochettes,
A réveillé l'amour endormi dans les bois !
Puisque avril a semé ses marguerites blanches,
Laisse ta mante lourde et ton manchon frileux,
Déjà l'oiseau t'appelle et tes sœurs les pervenches
Te souriront dans l'herbe en voyant tes yeux bleus !
Viens, partons ! au matin, la source est plus limpide ;
N'attendons pas du jour les brûlantes chaleurs ;
Je veux mouiller mes pieds dans la rosée humide,
Et te parler d'amour sous les poiriers en fleurs.
A la mi-carême
(The Third Thursday in Lent)
Alfred De Musset
I
Le carnaval s'en va, les roses vont éclore ;
Sur les flancs des coteaux déjà court le gazon.
Cependant du plaisir la frileuse saison
Sous ses grelots légers rit et voltige encore,
Tandis que, soulevant les voiles de l'aurore,
Le Printemps inquiet paraît à l'horizon.
II
Du pauvre mois de mars il ne faut pas médire ;
Bien que le laboureur le craigne justement,
L'univers y renaît ; il est vrai que le vent,
La pluie et le soleil s'y disputent l'empire.
Qu'y faire ? Au temps des fleurs, le monde est un enfant ;
C'est sa première larme et son premier sourire.
III
C'est dans le mois de mars que tente de s'ouvrir
L'anémone sauvage aux corolles tremblantes.
Les femmes et les fleurs appellent le zéphyr ;
Et du fond des boudoirs les belles indolentes,
Balançant mollement leurs tailles nonchalantes,
Sous les vieux marronniers commencent à venir.
IV
C'est alors que les bals, plus joyeux et plus rares,
Prolongent plus longtemps leurs dernières fanfares ;
À ce bruit qui nous quitte, on court avec ardeur ;
La valseuse se livre avec plus de langueur :
Les yeux sont plus hardis, les lèvres moins avares,
La lassitude enivre, et l'amour vient au coeur.
V
S'il est vrai qu'ici-bas l'adieu de ce qu'on aime
Soit un si doux chagrin qu'on en voudrait mourir,
C'est dans le mois de mars, c'est à la mi-carême,
Qu'au sortir d'un souper un enfant du plaisir
Sur la valse et l'amour devrait faire un poème,
Et saluer gaiement ses dieux prêts à partir.
VI
Mais qui saura chanter tes pas pleins d'harmonie,
Et tes secrets divins, du vulgaire ignorés,
Belle Nymphe allemande aux brodequins dorés ?
Ô Muse de la valse ! ô fleur de poésie !
Où sont, de notre temps, les buveurs d'ambroisie
Dignes de s'étourdir dans tes bras adorés ?
VII
Quand, sur le Cithéron, la Bacchanale antique
Des filles de Cadmus dénouait les cheveux,
On laissait la beauté danser devant les dieux ;
Et si quelque profane, au son de la musique,
S'élançait dans les choeurs, la prêtresse impudique
De son thyrse de fer frappait l'audacieux.
VIII
Il n'en est pas ainsi dans nos fêtes grossières ;
Les vierges aujourd'hui se montrent moins sévères,
Et se laissent toucher sans grâce et sans fierté.
Nous ouvrons à qui veut nos quadrilles vulgaires ;
Nous perdons le respect qu'on doit à la beauté,
Et nos plaisirs bruyants font fuir la volupté.
IX
Tant que régna chez nous le menuet gothique,
D'observer la mesure on se souvint encor.
Nos pères la gardaient aux jours de thermidor,
Lorsqu'au bruit des canons dansait la République,
Lorsque la Tallien, soulevant sa tunique,
Faisait de ses pieds nus claquer les anneaux d'or.
X
Autres temps, autres moeurs ; le rythme et la cadence
Ont suivi les hasards et la commune loi.
Pendant que l'univers, ligué contre la France,
S'épuisait de fatigue à lui donner un roi,
La valse d'un coup d'aile a détrôné la danse.
Si quelqu'un s'en est plaint, certes, ce n'est pas moi.
XI
Je voudrais seulement, puisqu'elle est notre hôtesse,
Qu'on sût mieux honorer cette jeune déesse.
Je voudrais qu'à sa voix on pût régler nos pas,
Ne pas voir profaner une si douce ivresse,
Froisser d'un si beau sein les contours délicats,
Et le premier venu l'emporter dans ses bras.
XII
C'est notre barbarie et notre indifférence
Qu'il nous faut accuser ; notre esprit inconstant
Se prend de fantaisie et vit de changement ;
Mais le désordre même a besoin d'élégance ;
Et je voudrais du moins qu'une duchesse, en France,
Sût valser aussi bien qu'un bouvier allemand.
Premier soleil
(First Sun)
Théodore de Banville
Italie, Italie, ô terre où toutes choses
Frissonnent de soleil, hormis tes méchants vins !
Paradis où l’on trouve avec des lauriers-roses
Des sorbets à la neige et des ballets divins !
Terre où le doux langage est rempli de diphthongues !
Voici qu’on pense à toi, car voici venir mai,
Et nous ne verrons plus les redingotes longues
Où tout parfait dandy se tenait enfermé.
Sourire du printemps, je t’offre en holocauste
Les manchons, les albums et le pesant castor.
Hurrah ! gais postillons, que les chaises de poste
Volent, en agitant une poussière d’or !
Les lilas vont fleurir, et Ninon me querelle,
Et ce matin j’ai vu mademoiselle Ozy
Près des Panoramas déployer son ombrelle :
C’est que le triste hiver est bien mort, songez-y !
Voici dans le gazon les corolles ouvertes,
Le parfum de la sève embaumera les soirs,
Et devant les cafés, des rangs de tables vertes
Ont par enchantement poussé sur les trottoirs.
Adieu donc, nuits en flamme où le bal s’extasie !
Adieu, concerts, scotishs, glaces à l’ananas ;
Fleurissez maintenant, fleurs de la fantaisie,
Sur la toile imprimée et sur le jaconas !
Et vous, pour qui naîtra la saison des pervenches,
Rendez à ces zéphyrs que voilà revenus,
Les légers mantelets avec les robes blanches,
Et dans un mois d’ici vous sortirez bras nus !
Bientôt, sous les forêts qu’argentera la lune,
S’envolera gaîment la nouvelle chanson ;
Nous y verrons courir la rousse avec la brune,
Et Musette et Nichette avec Mimi Pinson !
Bientôt tu t’enfuiras, ange Mélancolie,
Et dans le Bas-Meudon les bosquets seront verts.
Débouchez de ce vin que j’aime à la folie,
Et donnez-moi Ronsard, je veux lire des vers.
Par ces premiers beaux jours la campagne est en fête
Ainsi qu’une épousée, et Paris est charmant.
Chantez, petits oiseaux du ciel, et toi, poëte,
Parle ! nous t’écoutons avec ravissement.
C’est le temps où l’on mène une jeune maîtresse
Cueillir la violette avec ses petits doigts,
Et toute créature a le coeur plein d’ivresse,
Excepté les pervers et les marchands de bois !
Après l'hiver
(After Winter)
Victor Hugo
N'attendez pas de moi que je vais vous donner
Des raisons contre Dieu que je vois rayonner ;
La nuit meurt, l'hiver fuit ; maintenant la lumière,
Dans les champs, dans les bois, est partout la première.
Je suis par le printemps vaguement attendri.
Avril est un enfant, frêle, charmant, fleuri ;
Je sens devant l'enfance et devant le zéphyre
Je ne sais quel besoin de pleurer et de rire ;
Mai complète ma joie et s'ajoute à mes pleurs.
Jeanne, George, accourez, puisque voilà des fleurs.
Accourez, la forêt chante, l'azur se dore,
Vous n'avez pas le droit d'être absents de l'aurore.
Je suis un vieux songeur et j'ai besoin de vous,
Venez, je veux aimer, être juste, être doux,
Croire, remercier confusément les choses,
Vivre sans reprocher les épines aux roses,
Être enfin un bonhomme acceptant le bon Dieu.
Ô printemps ! bois sacrés ! ciel profondément bleu !
On sent un souffle d'air vivant qui vous pénètre,
Et l'ouverture au loin d'une blanche fenêtre ;
On mêle sa pensée au clair-obscur des eaux ;
On a le doux bonheur d'être avec les oiseaux
Et de voir, sous l'abri des branches printanières,
Ces messieurs faire avec ces dames des manières.
Sunday, January 18, 2009
O Christmas Tree / Tannenbaum poem in english and german languages
Tannenbaum
TEXT: Ernst Anschütz, 1824
MELODIE: Volksweise (traditional)
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
wie treu sind deine Blätter!
Du grünst nicht nur
zur Sommerzeit,
Nein auch im Winter, wenn es schneit.
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
wie treu sind deine Blätter!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Du kannst mir sehr gefallen!
Wie oft hat nicht zur Weihnachtszeit
Ein Baum von dir mich hoch erfreut!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Du kannst mir sehr gefallen!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Dein Kleid will mich
was lehren:
Die Hoffnung und Beständigkeit
Gibt Trost und Kraft
zu jeder Zeit.
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Das soll dein Kleid
mich lehren.
O Christmas Tree
O Christmas tree, o Christmas tree
How loyal are your leaves/needles!
You're green not only
in the summertime,
No, also in winter when it snows.
O Christmas tree, o Christmas tree
How loyal are your leaves/needles!
O Christmas tree, o Christmas tree
You can please me very much!
How often has not at Christmastime
A tree like you given me such joy!
O Christmas tree, o Christmas tree,
You can please me very much!
O Christmas tree, o Christmas tree
Your dress wants to
teach me something:
Your hope and durability
Provide comfort and strength
at any time.
O Christmas tree, o Christmas tree,
That's what yo
TEXT: Ernst Anschütz, 1824
MELODIE: Volksweise (traditional)
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
wie treu sind deine Blätter!
Du grünst nicht nur
zur Sommerzeit,
Nein auch im Winter, wenn es schneit.
O Tannenbaum, o Tannenbaum,
wie treu sind deine Blätter!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Du kannst mir sehr gefallen!
Wie oft hat nicht zur Weihnachtszeit
Ein Baum von dir mich hoch erfreut!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Du kannst mir sehr gefallen!
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Dein Kleid will mich
was lehren:
Die Hoffnung und Beständigkeit
Gibt Trost und Kraft
zu jeder Zeit.
O Tannenbaum, o Tannenbaum!
Das soll dein Kleid
mich lehren.
O Christmas Tree
O Christmas tree, o Christmas tree
How loyal are your leaves/needles!
You're green not only
in the summertime,
No, also in winter when it snows.
O Christmas tree, o Christmas tree
How loyal are your leaves/needles!
O Christmas tree, o Christmas tree
You can please me very much!
How often has not at Christmastime
A tree like you given me such joy!
O Christmas tree, o Christmas tree,
You can please me very much!
O Christmas tree, o Christmas tree
Your dress wants to
teach me something:
Your hope and durability
Provide comfort and strength
at any time.
O Christmas tree, o Christmas tree,
That's what yo
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